di Omar Flore, Infermiere Legale Forense Comitato Stampa e Comunicazione APSILEF e Presidente APSILEF Mara Pavan.
Il fenomeno “Violenza nei confronti del personale sanitario” merita particolare attenzione e per quanto tale va rivolta alla sicurezza dei professionisti sanitari e di tutti gli operatori socio-sanitari che nei loro contesti non devono temere per la propria incolumità. Le ultime norme introdotte a tutela degli operatori sanitari, dalla procedibilità d’ufficio per gli autori delle aggressioni all’inasprimento delle pene, insieme al potenziamento dei presidi di polizia negli ospedali, incoraggiano le vittime che hanno subito le aggressioni a lenire la sofferenza derivata e ridurre la paura di riprendere l’attività lavorativa.
Il Ministero della Salute ha preso l’impegno di rafforzare le misure di protezione attraverso l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie in modo che siano ottimizzate le attività di monitoraggio, prevenzione e formazione, approfondendo ulteriormente le analisi e definendo protocolli per sostenere il personale sanitario. La sensibilizzazione della popolazione sarebbe anch’essa un punto cruciale per valorizzare la dedizione degli operatori sanitari, i quali in condizioni molto difficili dimostrano professionalità per gli aspetti assistenziali.
Nel 2022 i casi di violenza, le aggressioni e le minacce nei confronti del personale sanitario accertati sono stati 2.243, in aumento del 14% rispetto all’anno precedente. La Sovrintendenza sanitaria centrale dell’INAIL ha delineato il profilo della vittima: nella gran parte dei casi è una donna di età compresa tra 51 e 60 anni, di nazionalità italiana, lavora nel nord Italia come operatore socio-sanitario o come infermiera in struttura pubblica o privata, prevalentemente in ambito psichiatrico o dell’emergenza/urgenza; ha subito violenza fisica riportando contusioni con una convalescenza pari a 22 giorni. Altra categoria interessata è quella dell’educatore professionale che opera negli istituti scolastici, nelle comunità socio-educative e le case circondariali, che rappresenta la terza figura maggiormente oggetto di episodi di violenza.
L’aggressore è una persona assistita affetta da disabilità intellettiva o psichica o in stato di agitazione. La complessa relazione tra l’operatore sanitario, gli assistiti o i loro familiari, dalla quale possono sfociare episodi di aggressione, può essere migliorata attraverso procedure organizzative volte a ridurre i tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie, rendendo più puntuale l’informazione, eliminando barriere culturali e linguistiche. Fondamentale è lo sviluppo di ulteriori indagini qualitative su questo fenomeno ancora fortemente sottostimato.
Dai dati emersi dal monitoraggio effettuato dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS) istituito presso il Ministero delle Salute, nel 2023, sono state oltre 16mila le segnalazioni complessive di aggressioni a operatori sanitari sull’intero territorio nazionale, per un totale di circa 18mila operatori coinvolti nelle aggressioni segnalate. Nel 68% dei casi si è trattato di aggressioni verbali, nel 26% dei casi sono state aggressioni fisiche, mentre il 6% è avvenuto contro beni di proprietà del professionista sanitario aggredito.
Pronto soccorso, servizi di emergenza territoriale e aree di degenza sono i luoghi più a rischio. I professionisti che segnalano queste aggressioni sono per gran parte professioniste infermiere, seguite da medici e operatori socio- sanitari e gli aggressori sono principalmente assistiti con età compresa tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni.
Nel corso di quest’anno partiranno attività formative secondo gli standard minimi individuati dall’Onseps in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Un importante elemento di criticità è rappresentato dalla carenza di risorse umane, individuata come prima causa da rimuovere per combattere il fenomeno.
Da quando APSILEF è presente sul territorio nazionale, ha sempre trattato le varie tipologie di violenza in ogni suo evento/congresso/corso/collaborazione, sia quella di genere che quella contro il personale sanitario. Come Associazione Scientifica, ha creato vari gruppi di lavoro con il proprio Comitato Scientifico per cercare di comprendere, insieme alle esperienze portate dai propri Associati, quali siano le varie dinamiche che portano alla violenza, con inevitabili esiti dannosi sul personale sanitario e la conseguente riduzione della qualità delle cure erogate alla popolazione, oltre alla “disaffezione” per la professione.
APSILEF e tutti i suoi Associati, divulgano in ogni modo e in ogni occasione al personale sanitario, la cultura della segnalazione, la cultura di documentare tutto ciò che viene svolto durante l’orario di servizio. Come già evidenziato nei vari studi scientifici, i dati raccolti sulle segnalazioni delle aggressioni subite dal personale sanitario, sono sottostimati, proprio perché il personale NON scrive, NON segnala.
Da quanto abbiamo potuto appurare, spesso il personale NON conosce le normative che sono state varate a propria tutela; NON conosce la modulistica riservata per la segnalazione delle aggressioni; NON conosce la scheda di incident reporting; NON conosce le procedure per la gestione delle aggressioni e tutto l’iter previsto. Ma dobbiamo evidenziare, che nonostante ci siano queste gravi lacune, quandanche il personale sanitario sia attento a compilare la documentazione, segua la procedura, si rivolga anche all’autorità giudiziaria….. poi viene LASCIATO SOLO! Proprio così, spesso viene lasciato solo dalla sua Azienda/Ente/Struttura e anche dal suo ORDINE; viene isolato, non viene fornito nessun supporto, neppure quello psicologico, quasi a voler svilire il Professionista solo per aver segnalato, per aver messo in atto quanto previsto.
APSILEF da molti mesi, sta fornendo supporto a 2 Infermieri che hanno subito bruttissime aggressioni: uno ha subito violenza da un collega al termine di una riunione di reparto (aggressione interna), mentre l’altro ha subito una violenta aggressione da un parente che pretendeva “prestazioni personalizzate” per il proprio familiare (aggressione esterna). In questo caso, entrambi i Professionisti hanno segnalato alla propria Azienda i gravi episodi di violenza subiti. Nel primo caso, l’Infermiere è stato lasciato completamente solo nella completa INDIFFEREZA di un’Azienda che: NON ha aperto infortunio nonostante la presenza di ecchimosi sul corpo (è dovuto intervenire un legale per apertura INAIL); NON ha nessun tipo di modulistica per le segnalazioni; NON ha mai risposto alle varie note inviate dal legale di fiducia; ha una “procedura” per la gestione delle aggressioni molto obsoleta; NON ha risposto alla richiesta di trasferimento del dipendente; in modo indicibile ha addirittura promosso un procedimento disciplinare (solo per aver segnalato!) che si è concluso con una sanzione di 10 gg di astensione dal lavoro e dalla retribuzione (a cui è seguito ricorso in sede giudiziaria). Nel secondo caso, l’Infermiere ha compilato tutta la modulistica per la segnalazione; è presente una procedura per la gestione delle aggressioni; l’Azienda ha aperto segnalazione INAIL e richiesto consulenza di uno psicologo; è stato contattato dall’autorità giudiziaria per prosecuzione della segnalazione; infine, in modo alquanto inatteso, molti soggetti dell’Azienda, hanno cercato in ogni modo, di svilire, ovvero far desistere l’Infermiere dal formalizzare segnalazione e denuncia-querela, mostrando disinteresse per la situazione accaduta omettendo di assistere la vittima.
Come brevemente rappresentato nei casi sopra descritti, gli Infermieri si sono attenuti al rispetto di tutto ciò che le normative in essere prevedono per la segnalazione e gestione delle aggressioni subite, ma non hanno ricevuto alcun supporto, nessun coinvolgimento in audit clinici e in quanto previsto dalle varie normative sul particolare tema; piuttosto, hanno visto molta indifferenza da parte delle Aziende che sono addirittura arrivate ad infliggere immotivate sanzioni solo per aver segnalato l’accaduto.
Alla luce di quanto descritto in questo nostro articolo, si auspica che tutti gli eventi e iniziative che vengono organizzati per sensibilizzare i cittadini a NON fare violenza sul personale sanitario, come anche la formazione che viene proposta allo stesso personale, siano di effettivo interesse per la tutela e sicurezza dei Professionisti che operano in Sanità. Sicuramente APSILEF proseguirà a diffondere nei colleghi la cultura della segnalazione fornendo anche supporto e consulenza se necessario, organizzando eventi sul particolare tema in collaborazione con tutti coloro che vogliono far cessare questi ignobili comportamenti che di certo, non favoriscono attrattività per le nostre professioni.