SIAMO UOMINI O CAPORALI……

Come mi è consueto prendo spunto dalla cinematografia per proporre ambiti di analisi e riflessione.
Il fermento che ruota intorno alla nostra professione, le spinte e le battute di arresto (non sempre ad opera di “altri”…) denotano che la professione infermieristica vuole sentirsi ogni tanto “Caporale”.

Non è una rivalsa o un sintomo di “disagio subalterno” come alcuni affermano, né arroganza o superiorità culturale (che si respira in qualche OPI Veneta) ma è voglia di affermarsi come professionisti (secondi a nessuno).

L’essere titolari/titolati e detentori di un sapere non può essere una concessione da elargire o revocare o peggio da rimettere in discussione perennemente (meglio tra una intervista e l’altra dove si afferma una cosa e la si ritratta il giorno dopo).

O ancora peggio, concessa a livello “clientelare”; tutto ciò non fa altro che “disgregare” quelle “forze propulsive” che la professione infermieristica sta’ con difficoltà recuperando.

L’arroganza con cui ci si erge a detentori del “Sapere Infermieristico” deve far riflettere, bisogna uscire da una spirale distruttiva che ci vede in guerra tra noi perennemente in una logica ormai incomprensibile di “mors tua vita mea”.

Associazioni come APSILEF mettono in evidenza un elemento fondamentale…le spinte al cambiamento devono essere convogliate (al fine di essere più incisive) e soprattutto supportate da una cornice normativa che detti i diritti/doveri.

Se non avremo chiaro questo non smetteremo mai di lamentarci, sentirci vessati …ma in realtà coscienti che l’immobilismo è una facile e comoda convenienza.

Essere tenaci e perseguire le proprie idee non può essere tradotto in “anacronismo” o peggio “arroccamento culturale”.

Bisogna “SVEGLIARE” gli animi, rendersi conto dei propri limiti ma anche quelli degli altri; bisogna sentirsi stanchi di essere solo “Uomini” ma quando occorre sentirsi anche “Caporali” …senza aver paura di essere presi per “pazzi”.

Non si vuole “moralizzare” nessuno, ma bensì “scuotere” gli animi impigriti da un immobilismo dilagante.

Paolucci Francesco, Ufficio Stampa APSILEF.

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