Si cercano infermieri, non bastano mai, ne servono tantissimi contro questo terribile nemico.
Si sta avendo ovunque, uno spronare deciso, un incalzare rivolto alla trincea infermieristica, ormai devastata, altrimenti il SSN esplode, implode, si disgrega un’impalcatura di eccellente fattezza che di già brillava, visibile dallo spazio.
Una trincea infermieristica nella quale lavoriamo da sempre, insultati e violentati dagli stessi cittadini e da un certo clamore mediatico che ora ci acclama. Ora sembra volerci carezzare e confortare, mentre fino all’altro giorno porgevamo l’altra guancia, e i media invogliavano alla denuncia delle nostre nefandezze.
Invece attualmente i toni sono acquietati e spostato il fronte del contendimento, tutti infatti ci chiedono di salvare i propri cari, ci chiedono di confortarli nel loro ultimo saluto; insultati da un sistema che ridicolmente ci voleva e considerava alla stregua di lava-padelle, cambia-pannoloni, pulisci-comodino. Ora cosa succede? Siamo tutti buoni, pronti e specializzati che-non-siamo-altro?
Ci cercate, ci venite a scovare dappertutto, anche sotto le pietre, vorreste altra carne da gettare nel fuoco, senza protezione, con la carta igienica al posto della mascherina, senza tamponi (perché sprecarli: magari se poi esce positivo si deve chiudere tutto, o si ha una forza lavoro in meno, un altro quadrupede da soma in meno), allo sbaraglio, a fare numeri insieme agli altri morti.
Si perché, errore della sorte, stiamo morendo anche noi, e non solo i medici. Ma visto che fa più clamore, esorta le coscienze dell’opinione pubblica e stimola i grandi sistemi, allora si protende a sottolineare e a scegliere nuovamente ciò che fa più comodo, nulla togliendo alla loro grande professionalità.
Pare pertanto, l’infermiere, essere indistruttibile, e non morire mai, neanche con il Sars-CoV-2, perché per morire ci vuole tempo, tempo sprecato, e l’infermiere non ne ha: deve continuare a lavorare.
Ci cercate e non ci trovate a migliaia come vorreste. Ed errate.
Perchè noi ci siamo sempre stati, eravamo lì dove voi ciecamente ci avete volgarmente destinati da sempre, e dove a fatica abbiamo sempre lottato, non per vana gloria, ma per una impronta di valore nella sanità italiana, in questa società civile patriottica, quando conviene, al costo di un misero stipendio che non vale neanche un’ora del nostro lavoro.
Eravamo sempre lì a gridare silenziosamente un dolore antico e a salvare vite umane.
Lo abbiamo sempre fatto e sempre lo faremo a costo della nostra vita.
Ma ora pian piano anche il nostro ossigeno sta finendo.
Non abbiamo neanche il tempo di morire.
Giovanni Trianni
Infermiere Legale Forense
Ufficio Stampa APSILEF