La professoressa Sasso, recentemente ha mostrato i risultati dello studio RN4CAST, restituendoci una fotografia relativa a tempi e modalità con cui andrebbero attuate tutta una serie di attività infermieristiche, sia quelle erogate che quelle mancate (ovvero quelle che in letteratura vengono chiamate missed care).
Le “missed care” costituiscono quelle “attività” che gli infermieri non riescono ad erogare perché, trovandosi in sottonumero, sono chiamati a svolgere altre “attività” che li allontanano sempre di più dal paziente”.
Fin qui tutto condivisibile; tranne apostrofare come “deficienti” coloro che ritengono che molte di quelle “attività” siano erroneamente attribuibili alla figura dell’infermiere, configurandone di fatto dal punto di vista giurisprudenziale “atti demansionanti”…dunque “atti che ledono il decoro professionale”.
Ritengo che tali “attività” (badi bene che la legge è non il filosofico pensiero definisce demansionanti) NON debbano essere erogate dall’infermiere (siano esse missed o no).
Ora mettiamoci nei panni di “Mimmo” protagonista del film “Bianco, rosso e Verdone”, e cerchiamo di dare “un senso” alla storia….
La professione lotta ormai da decenni per demandare ad altra figura (badi bene figura che già esiste) “attività” che la legge riconosce non proprie, per dedicarsi ad altre “attività” per le quali ci si forma in Università (acquisendo competenze che la stessa FNOPI sembra non tenere in considerazione) e per questo bisognerebbe sentirsi oltre che “lontani dal paziente” anche dei “deficienti”.
….Ritengo che lo stesso “Mimmo” abbia afferrato il concetto.
Francesco Paolucci, Ufficio Stampa APSILEF