Maltrattamenti in famiglia, il dolo abituale va motivato

07 aprile 2017- Un genitore è stato condannato in secondo grado per maltrattamenti – articolo 572 del codice penale – e ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza per «avere erroneamente riconosciuto l’abitualità delle condotte aggressive e il dolo unitario.

Inoltre si parla di reformatio in pejus. Quindi:

– in 1° grado il tribunale aveva escluso una condotta abituale osservando che il clima familiare non era sempre teso;

– in 2° grado gli elementi di prova erano gli stessi e legittimamente non c’è stato dibattimento (già Cassazione 41736/2015; 45453/2014) ma il tribunale ha deciso appunto in pejus;

– non motivando, sostiene la Cassazione, il necessario elemento psicologico del dolo abituale «che caratterizza il reato di maltrattamenti, limitandosi a richiamare il generico criterio per il quale non è necessario uno specifico programma criminoso, ma è sufficiente la consapevolezza di persistere in un’attività vessatorio diretta a ledere la personalità della vittima, senza argomentare circa la coscienza e la volontà dell’imputato di persistere in un’attività vessatoria».

Per questo è stato richiesto un nuovo giudizio sul punto.

di

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2017-04-06/maltrattamenti-famiglia-dolo-abituale-va-motivato–163908.shtml?uuid=AE4tBa0

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