Ancora irrisolta la bagarre in quel di Pistoia-Firenze.
Ci lamentavamo che non consentivano all’infermiere di avere i “mezzi” appropriati per far evolvere la Professione: eccoci il mezzo…di trasporto.
La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni
Cosa hanno in comune un leader, un condottiero, un generale, Caronte e l’infermiere del terzo millennio? Sembra un po’ come intraprendere una parvenza d’ilarità connotando le famose barzellette in voga negli anni ’80, in cui diversi personaggi espressivi di ferrea appartenenza nazionalista, si esprimevano con buffe, dissacranti e tragiche scelte, le quali facevano sprofondare (ma sempre e solo un predestinato) in un abisso senza più ritorno. Di mezzo c’era quasi sempre un nostro connazionale, al quale la sorte era manifestatamente e al di sopra di ogni sospetto, benevola.
Gli altri, del tutto più sfortunati, ma almeno a turno, ruotavano incappando nella sorte disgraziata: il francese, il tedesco, l’inglese, ecc..
Questa farsa finiva, era una barzelletta, divertiva fanciullescamente ma, non dava alcun insegnamento se non quello di essere più oculati nell’avventura di là da venire. Ora, per ciò che ci riguarda, ritornando dalla tangenziale e adoperandoci al nostro scopo comparativo, prendiamo in esame i personaggi d’apertura e sforziamoci di metterli a confronto. Il percorso è breve se si prendono sotto la lente i primi: il leader, il condottiero e il generale, tutti e tre forieri di pura intraprendenza vittoriosa, ricchi di positivo significato e simil venerazione. Mentre andando avanti ci imbattiamo in Caronte e nell’infermiere. Caronte noto per essere il famoso traghettatore di anime dei morti dell’Ade, (il regno dell’oltretomba), nel bene e nel male anche se appartenente ad un mondo indefinito in cui lo stesso Omero non usa una vera dicotomia tra buoni e cattivi, è e rimane pur sempre una figura che, suo malgrado, conduce, porta verso un luogo (le sponde del fiume Acheronte), consentendo l’adempimento di un percorso del “fato” per le povere anime, che lo attendono al di qua del fiume.
Pertanto, per certi versi anch’esso potrebbe essere accomunato ad un leader, ad un condottiero: ha proprie regole distintive, conduce chi a lui si affida verso una mèta risolutiva. Il problema del condurre, prendendo la figura dell’infermiere, mi lascia perplesso e sintomatico nell’allusioni ai miei siffatti personaggi: se mi riferisco ad un infermiere moderno, lo immagino con il massimo di autonomia e responsabilità, slegato dallo stato di bui incatenamenti del passato, pronto ad essere protagonista primario nel panorama sanitario, con accertate e legittimate alte competenze che ormai la Legge ci ha riconosciuto; conduce per mano il paziente attraverso un piano assistenziale ad hoc; conduce ancora battaglie contro i muri di gomma, e tanti eccetera, di cui siamo ben a conoscenza. Ma cosa ci azzecca l’infermiere che conduce i mezzi di soccorso durante le emergenze in quel di Pistoia-Firenze? Ecco cosa conduce l’infermiere del terzo millennio. O sarebbe meglio dire, cosa lo costringono a condurre? La controversia va avanti da lungo tempo, con un’esacerbazione a fine febbraio scorso, ma che ancora nessuno si azzarda a condurre in porto. Demansionamento, mancanza di una regolamentazione, mancanza di titolo specifico, mancanza di una presenza di funzione sanitaria, affacciata più fuori di un balcone. A chi l’interesse della mancata risoluzione? Di chi le colpe? Ecco cosa accumuna la natura dei miei personaggi: l’intraprendenza di tutti e l’autonomia responsabile dell’azione nobile (compreso il povero Caronte), fa si che di “condottiero” si possa disquisire per tutti. Mentre il solito infermiere, per colpa della solita Azienda, del “solito sistema”, si “inspalla” le colpe di noi tutti, ed è costretto più che ad essere chiamato a fare da Condottiero del terzo millennio, ahimè a condurre un mezzo di trasporto, nulla togliendo alla nobiltà d’intenti del contesto.
Ma, forse cogliendo nel sottile, potrei cercare, scavando a fondo, una certa buona propositività intenzionale verso il genio di questo artificio, accorpando Caronte e l’infermiere, in un ultimo salvifico tentativo.
Ma poi penso alla questione che mi conduce a ricordare che: “La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”!!!
Inf. Legale Forense
Ufficio Stampa APSILEF
Giovanni Trianni