La valorizzazione di una professione è tale quando viene percepita in maniera importante e netta anche al di fuori della stessa professione.
La prova tangibile di tale definizione la possiamo avere tra un po’ visto che ci accingiamo ad intervistare una neo Laureata in Giurisprudenza, la Dott.ssa Binotti Daviana la quale ci dimostrerà quanto sia presa in considerazione la professione infermieristica nel mondo giuridico. Ricordando però che la “Responsabilità” ha sempre una dicotomia insita: visione positiva e visione negativa!
Dott.ssa Binotti, lei nella sua tesi disquisisce sulla professione infermieristica.Intervista APSILEF.
Perché una “tesi del genere”?
Sono sempre stata interessata al mondo sanitario e ai suoi risvolti giuridici. Sin dalla scelta dell’iniziale piano formativo universitario sono stata decisa nell’impronta che volevo dare al mio percorso di studi scegliendo, infatti, di arricchirlo con gli esami di medica legale e sociale. Ho avuto la fortuna di studiare queste materie in un grande periodo di movimento e riforma in ambito sanitario e ciò mi ha incuriosita ancora di più. Studiando continuavo a chiedermi perché i libri parlassero sempre di “medici”, citavano l’esistenza di altre figure sanitarie ma poi l’analisi argomentativa si limitava sempre alla figura del medico, dimenticando quel personale con il quale il paziente instaura un rapporto ancora più stretto, pensiamo ai periodi di degenza. Mi sono chiesta quale fosse la responsabilità di un infermiere, come fosse regolamentata la professione. Avendo la fortuna di avere accanto, nella mia vita privata, un infermiere ho cominciato a fargli molte domande, soprattutto sulla realtà lavorativa, sui problemi della professione, ovviamente sempre con l’occhio giuridico. Piano piano si è sempre più fatta strada in me l’idea di approfondire gli studi su questa materia e dare risalto alla figura infermieristica, volevo dare un taglio innovativo e non banale al mio elaborato, così la vostra professione offriva ciò che cercavo. Lo studio della professione infermieristica dal punto di vista giuridico per me è stata un’esperienza veramente stimolante a livello intellettuale, le “vostre battaglie” ormai le sento mie e l’infermieristica legale e forense è diventata una vera passione. C’era e c’è la voglia di dare un contributo affinché ad una professione sanitaria così importante venga dato il giusto riconoscimento e il giusto peso all’interno delle aziende sanitarie e non solo, affinché ci sia una valorizzazione della stessa che non può non passare dall’affermazione dell’infermieristica legale e forense, necessaria per gli infermieri, la loro crescita e sviluppo oltre che per l’autorità giudiziaria.
Cosa non sapeva dell’evoluzione infermieristica?
Farei prima dicendo cosa sapevo. Sapevo poco, veramente poco. Sicuramente non conoscevo la figura dell’infermiere legale e forense e i tanti volti che presenta. L’ho scoperta piano piano, lettura dopo lettura. Non sapevo nemmeno che le prime scuole in Italia furono ad opera della Croce Rossa Italiana, associazione alla quale appartengo ormai da dieci anni. Non conoscevo la differenza tra infermiere generico ed infermiere professionale. Non sapevo che oggi tale distinzione non esiste più e perché. Non sapevo cosa fossero i Collegi e perché “aspettavate” gli Ordini. Ovviamente non avevo mai sentito parlare di documentazione infermieristica, per me esisteva una cartella clinica ed era collegata ad una attività del medico.
I giudici a quanto pare conoscono bene la responsabilità degli infermieri. E secondo lei gli infermieri ne sono pienamente consapevoli?
In un certo senso i Giudici sono costretti a conoscerla, devono studiare la materia del caso da trattare e ovviamente l’approfondiscono molto bene per arrivare a sentenza. La stessa cosa non posso dire degli infermieri. Ciò che ho constatato in prima persona è una triste realtà: a fronte di un gruppo esiguo di infermieri molto attenti alla loro professione ne esiste un altro molto più grande che nel 2019 parla, ad esempio, ancora di “mansioni”. Brividi. Ma la colpa non è solo loro, la colpa è anche del sistema di formazione che ad oggi – nelle università – si concentra molto di più ad insegnare come rifare un letto piuttosto che il diritto sanitario/infermieristico. Se queste sono le premesse allora non ci si stupisce di come il proprio Ordine di appartenenza stipuli un Protocollo d’intesa con CSM e CNF dove inserisce come elemento primario per poter iscriversi agli albi nei tribunali come CTU o periti la laurea magistrale. Si vuole vivere fuori dalla realtà non aiutando di certo i professionisti e i futuri tali che si rappresentano.
Quale contributo può dare l’infermiere legale e forense all’avvocato, come CTU e CTP?
Il contributo dell’infermiere legale e forense è fondamentale. Pochi sono gli avvocati che hanno approfondito la materia di medicina legale o in generale di diritto sanitario e sono un numero rasente allo zero quelli che si occupano di diritto infermieristico. L’infermiere legale e forense grazie alla sua conoscenza del mondo giuridico potrà portare la scienza infermieristica negli studi legali e nelle aule di giustizia traducendola in diritto.
Che consigli si sente di dare agli infermieri in generale ed agli infermieri legali e forensi in particolare?
Agli infermieri in generale voglio consigliare di formarsi ed informarsi continuamente, indipendentemente dall’obbligo ECM; di mettere nel loro bagaglio culturale quante più conoscenze di diritto utili per la loro professione. Siate voi i primi promotori dell’affermarsi della vostra professione, spronate i colleghi più restii, diffondete ciò che sapete e se serve correggete chi ancora manda avanti affermazioni da “censura”.
Sin da quando siamo piccoli dimostriamo come abbiamo bisogno di regole, non esiste un gioco senza regole. Per vivere insieme sin dall’antichità ci siamo dati regole. Abbiamo creato sistemi di regolamentazione del vivere comune sempre più grandi e siamo arrivati agli ordinamenti di oggi, al diritto di oggi. Ecco, anche l’infermiere si è dovuto dare delle regole che lo distinguono e riguardano ed è assurdo pensare che un professionista non conosca le proprie norme, non sappia le regole del gioco a cui sta giocando. È assurdo che ci sia qualcuno che non voglia riconoscere o faccia fatica ad affermare l’esistenza dell’infermieristica legale e forense.
Agli infermieri legali e forensi voglio dire grazie. Continuate a crederci e a lottare. Voi siete i promotori del cambiamento, voi siete il cambiamento. Nonostante le difficoltà che state incontrando continuate a farvi strada senza remore. L’infermieristica legale e forense è una realtà di cui non si può fare a meno.
Intervista a cura del Coordinatore Ufficio Stampa e Comunicazione Apsilef, Dott. Stornelli Muzio.
Di seguito il link dell’intero elaborato.