Si è chiuso da pochi giorni a Verona, non senza infiammate polemiche, il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF).
La tematica trattata (la famiglia) sembrerebbe essere un tema sul quale “non intervenire”, o meglio evitare di schierarsi dall’una o dall’altra parte.
Ma come possiamo noi “professionisti della salute” essere “indifferenti ” all’evoluzione storica che la famiglia sta subendo.
La famiglia al di là della sua “composizione” resta il centro ed il fulcro sul quale i professionisti sanitari si affidano per rendere efficace il percorso di “presa in cura” (più che presa in carico) del paziente.
La famiglia è quel “nucleo sociale” di mutuo soccorso e sostentamento in cui l’amore tra gli individui che la compongono è il vero collante.
Su queste condizioni si può impiantare un piano assistenziale mirato alla prevenzione cura è riabilitazione dell’individuo.
La famiglia è la cellula della società è ne costituisce l’elemento basilare, non possiamo non tenerne conto, saremmo degli stolti e degli ipocriti.
L’unica cosa certa che emerge agli occhi di tutti è che non tutte le unioni sono “famiglie”, ma tutte le “famiglie” tendono ad unirsi, sostenersi.
Ritengo che la sfida del futuro non sia nella contrapposione tra due visioni di famiglia (tradizionalista e moderna) ma evitare che essa sia un mezzo per il soddisfacimento di un proprio bisogno egoistico.
È il rendere la famiglia un “bene consumabile” a proprio piacimento che la svilisce del suo senso “unitivo”.
Francesco Paolucci, Ufficio stampa APSILEF