Il “cannibalismo culturale” della Federazione FNOPI vorrebbe annientare la scomoda specialistica.
Attenti colleghi specialistici, prima o poi toccherà anche a voi.
Venni definito uno scrivano, poi un disturbatore seriale, con un canale preferito, cioè quello associativo di APSILEF, che vuole innanzitutto capirci bene, vedere chiaro nelle cose, prima di scriverle; digerire i cambiamenti “mentalizzare” novità e inversioni del correre del vento per afferrare i perché delle cose, contro chi vorrebbe indottrinare le masse con sinuosi gesti, modificando di lustro in lustro una cultura professionale che fiorisce di dignità. Ma scrivere ed affidare a folate di vento i miei pensieri, le nostre perplessità, altro non può fare che bene. Far conoscere alla collegialità del nostro professionismo, un mondo di confine che sempre più a suon di spallate estremamente autonome si vorrebbe sgretolare insensatamente, è vitale per tutti. Crediamo e condividiamo semplicemente un parere, e vorremmo trasmettere un senso pacato e di pensiero libero, basato su presupposti concreti che riportano sempre e umilmente all’unità di tutti, di chi si sente professionista infermiere, lontano da mulini di proprietà dove tirar acqua. Vorremmo perciò distaccarci da personalità multiple di singoli, che in questi giorni scrivono sui social di propri allori, mascherandosi da agnelli che decantano virtuosità fameliche, col vanto di aver scolpito sospette “tavole della legge” per l’infermieristica legale forense.
L’informazione e il dato di fatto devono correre a consapevolizzare globalmente i professionisti al di là di appartenenze e orizzonti ristretti. E l’informazione non può accettare diktat e barriere. Pertanto alle definizioni datemi in modo amichevole, vorrei aggiungere a compagnia della mia solitaria collezione in vetrina, un altro fattore.
Mi sono accorto infatti di necessitare di un quid senza cui rimanevo ahimè orfano di lustrini da sfoggiare. Credo che da oggi in poi mi sarà trovato un altro appellativo “delittuoso” tanta la mia foga nel raccontare alcuni disdicevoli movimenti che si stanno insinuando nei vertici FNOPI a causa della mia passione per una delle tante specialistiche che partono dall’infermieristica. In pratica tanti “figli specialistici”: il figlio infermiere legale forense, il figlio del wound care, il figlio delle cure palliative, quello del counseling, quello dell’infermieristica di famiglia, ecc., ecc., tutti orbitanti intorno ad un nucleo come succede per gli atomi. Tutti fratelli e colleghi al contempo e viceversa. A proposito di figli e fratelli, l’aiuto interessante ed azzeccato per l’esempio che vorrei proporre mi giunge dalla simpatia ancestrale per la mitologia. Chi di noi può dire non sentirsi attratto dai suoi esempi? Lo studio della figura del dio Saturno (Kronos per i greci), giovane ed aitante Titano, ben rappresenta il mio pensiero contro chi vorrebbe trasformare la specialistica dell’infermiere legale forense in una bolgia. Un bel (non per lui) giorno a Saturno, gli venne profetizzato che prima o poi uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, arrivando a troneggiare al suo posto. Così per paura, non sapendo di chi si trattasse, decise di divorarli uno ad uno, appena nati (vedi opera di F. Goya). Per fortuna o mancanza, la moglie Rea riuscì a mettere in salvo soltanto uno di essi, Zeus, nascondendolo a Creta. Quando poi divenne adulto, Zeus affrontò il padre Saturno, lo obbligò a restituire tutti i figli ingoiati, e lo cacciò via regnano al suo posto.
Va da sé il significato palesato con tale allegoria mitologica. Non ci vuole molto a far vestire i panni di Saturno dal vertice infermieristico, e quelli dei figli da tutte le specialistiche orbitanti, nate dal suo volere, che prima ama e poi sbrana con veemenza. Ecco è quello che è successo a Roma il 5 luglio scorso.
Lo dicevo io di stare attenti! Prima o poi toccherà anche a voi “fratelli specialistici”.
E come mi ha illuminato un collega via social, di pelli d’agnello vestito: “Nessuno ero, nessuno sono”. Io sono innanzitutto un infermiere, e da oggi per voi con un epiteto in più.
Una scomoda spina nel fianco, ormai livido.
Una spina legale forense.
Ufficio Stampa APSILEF, Infermiere Legale Forense Giovanni Trianni