Nel 2016 ancora molti infermieri utilizzano aggiungere alla propria firma l’acronimo IP ossia infermiere professionale che appartiene alla vecchia distinzione tra infermiere professionale e infermiere generico.
Conviene a tal proposito fare chiarezza per evitare di continuare a commettere errori che altre professioni non fanno.
Infatti prima dell’emanazione del DM 509/1999, si poteva conseguire il titolo di infermiere, dopo aver assolto l’obbligo scolastico (16 anni), tramite un corso di 2 anni per il diploma di infermiere generico, oppure un corso di 3 anni per conseguire quello di infermiere professionale.
Il Decreto Interministeriale 2 aprile 2001, Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie, (Pubblicato nel S.O. n. 136 alla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2001) regolamenta il titolo dei laureati in infermieristica, ossia una volta conseguita la maturità si può iscrivere al corso di laurea in Infermieristica ed ottenere il titolo di Infermiere.
Gli infermieri professionali formati prima di tale riforma vengono equiparati agli Infermieri, mentre gli infermieri generici non vengono più formati e continuano la loro attività fino a scadenza del loro operato.
Quindi non esiste più la figura dell’infermiere professionale ma siamo tutti infermieri.
Alla confusione dei colleghi si aggiunge l’acronimo I.P.A.S.V.I. (Infermiere Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia) il collegio professionale che rappresenta gli infermieri, tale acronimo è rimasto invariato dalla sua nascita il 29 ottobre 1954 (62 anni fa).
In parlamento però giace una riforma dal titolo “Norme varie in materia sanitaria” (VEDI) che dovrebbe prevedere il passaggio da collegio ad ordine delle professioni infermieristiche. Il disegno di Legge che la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato all’unanimità rappresenterebbe un vero traguardo per tutti i professionisti.
Si tratta infatti di ammodernare adeguando alla normativa di riferimento gli ordini vigilati dal Ministero della salute in riferimento al loro funzionamento interno mutando anche la denominazione di collegio in ordine.
E’ arrivato quindi il momento che la politica restituisse agli infermieri un ente pubblico riformato sia nel nome che nel mandato, e che abbia finalmente il giusto riconoscimento con tutti gli strumenti necessari per incidere sulle scelte di politica sanitaria ormai declinate in ambito regionale.
Andrea Cataldo
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