Da Sassari a Waterloo, la strada è breve…
La guerra è sempre deplorevole, lo sappiamo tutti, o almeno crediamo di saperlo fino a quando il nostro animo non tocca il fondo più buio. In questo caso è messa in discussione la tanto “a-gognata“ strada che guarda al futuro della professione infermieristica.
Non ci possono essere giustificazioni alla violenza, ma solo all’ardore e all’ardire verso un’affettività di una meta sentita, amata e ricercata con i nobili mezzi che ci dona l’intelletto: il sacrificio di una vita, il tempo che logora la tua età, la famiglia che ti segue e ti sostiene durante gli insulsi e deplorevoli alti e bassi della carriera, il denaro che vedi volare via, ma per cosa?
Servirà mai un Infermiere più preparato? Lavorerà mai spendendo il proprio “ufficio“? La sua azienda si renderà mai conto del valore posseduto dal Dipendente in questione, in modo da far fruttare al massimo il virtuosismo della preziosa risorsa, valorizzandone ruolo e funzione?
O anzichè virtuosismo, è d’obbligo parlare perlopiù di percorsi di studio virtuali; di Master fantasma; di ECM “minestroni di sapere”; di FAD: “corsi con collegamento-telepatico” del tipo “Fottuto-Ancora-Deficiente”, per i quali sono stati già opportunamente adibiti tutti gli sportelli ATM del territorio nazionale, ( spopola tra i neo-laureati sia il Banco-FAD che il Posta-FAD)???
Ma a cosa serve tutto questo, di cosa stiamo parlando? Di costruzione di sapere, che deve prescindere da lotte di classe, deve mirare alla costruzione di intelletti scevri da sottomissioni, incontaminati da prese di posizioni minatorie per la professione stessa, di menti acute e pronte ad individuare i problemi e a dare risposte riguardo la salute delle persone assisitite. Stiamo parlando di 440.000 solide vertebre, della colonna portante della povera sanità italiana.
Tante piccole vertebre di una lunga colonna, con infinite difficoltà a rimaner dritte e a lavorare congiunte, tutte facenti parte di un unico corpo.
Il problema però, sembra, a mio avviso, essere rappresentato dalla lunghezza della “spina dorsale”: i movimenti del proprio “atlante” non vengono ben conosciuti dalla “regione sacrale”.
Il corpo si muove, ma non vi è simmetria.
Come non ricordare le peripezie di questi ultimi mesi, riguardo al maestoso impianto del “macro-cosmo” e “micro-clima”, creato ed incentivato ad hoc da FNOPI, foriero e lungimirante di nuove opportunità di crescita, in cui percorsi professionalizzanti, di alta qualità a rigurado anche di adempimenti di Legge come la 43/2006 (Specializzazione Post-base, Master di I Livello), hanno subito un perentorio arresto?
Ricordiamo quanto la lungimiranza possa essere pericolosa: anche un cieco con una lungimiranza di Euro 2-3.000 “cadaun-occhio” può vederci bene, nel futuro….senza sfere magiche.
La battaglia culturale che ci vede sullo stesso campo, pretende consapevolezza, oggi come non mai, del trascorso fin qui espresso dalla figura infermieristica, di trincee scavate, fianco a fianco, ove stazionare nell’attesa di risultati di ricerca e miglioramento. Attuare le mosse per facilitare i percorsi di assistenza e di cura.
Purtroppo mi sto rendendo conto che l’infermiere è solo, a scavare la propria trincea, in questa lotta del sapere. Si sta scavando sempre di lato, si scava per rimuovere le macerie dietro di noi, del tunnel scavato tra l’ipocrisia di chi ci sprona al grido di: “Avanti miei prodi!“, ma che se ne rimane poi sempre sulla collina ad osservare. Ma non si scava più in avanti.
L’infermiere è solo ed ha paura, ma è pericoloso. Perdipiù fa paura un Infermiere preparato, è orripilante agli occhi di un’azienda sanitaria un Infermiere consapevole del proprio sapere, (molte realtà per fortuna mi smentiscono); è pericoloso, forse, perfino e a questo punto per chi sta sulla collina ed osserva. Teme che il troppo sapere, l’acquisizione di consapevolezza, spinga il misero ad abbandonare la trincea e ad alzare lo sguardo lassù, sull’aspro promontorio.
Teme che guadagni l’altura tanto sospirata, teme che non ci sia posto per tutti, ma solo per pochi “graduati“. Teme che la stanchezza prevalga e ci possa essere l’ammutinamento e la diserzione, per questo incita a scavare ancora e ancora, a scoprire nuovi anfratti del sapere, come in un pozzo senza fine.
Dopo l’accordo, che ormai conoscono anche le pietre, con il Consiglio Superiore della Magistratura e l’Ordine Nazionale Forense circa i requisiti di accesso agli Albi di CTU e Periti nei Tribunali, che con un colpo di coda, di spugna, e chi più ce n’ha più ce ne metta, la FNOPI ha “dictato” ed emanato un “editto” sull’esclusività e l’imprescindibilità della Laurea Magistrale come requisito primario, da cui si evince che a-fare-i-periti-e-ctu-rimangono-i-soliti-pochi-ma-buoni-sulla-collina, ultimo importante esempio è accaduto in quel di Sassari la scorsa settimana. Dall’isola un solo slogan: “Studiate e studiate ancora…Approfondite le vostre trincee della scienza…Spendete altro denaro….Spendete altro tempo….Sacrificate ancora la vostra vita e la famiglia….“.
Testuali parole: “L’infermiere specialista è una necessità ed una soluzione e sarà colui che dopo la laurea magistrale farà una scuola specialistica di due tre anni in aree specifiche. Le stesse associazioni dei malati ci chiedono la specializzazione“.
Dopo aver costruito la formazione post-base dei Master di I Livello e con una spallata averli frantumati, l’ipocrisia si fa spazio e dilaga, ed ha ormai perso la strada della coerenza professionale, deontologica e consociativa, perdipiù in barba a Leggi, Decreti, buon senso, ecc..
Dietro l’angolo é pronto il nuovo campo di battaglia tanto acclamato, bisogna alzare l’asticella.
Bisogna… “Avanzare miei prodi“. Bisogna passare dalla palude “Magistrale”, per poi strisciare ancora una volta (perdendo soldi, tempo, capelli bianchi) nel fango dei Master….ma stavolta…di II Livello. Solo allora la vittoria sarà vicina. Solo allora i campi saranno nuovamente rigogliosi di soldati-infermieri come papaveri in campi di…. grana….con ogni spiga etichettata con dicitura Euro 4-5.000? Foraggio, solo foraggio dal nostro passare, non indenni ancora una volta da questo supplizio.
E la collina rimarrà lassù, ancora avvolta da nebbie, ancora per pochi graduati che guardano noi, ma non vedono altro che sè stessi tanto è fitta la coltre bianca.
Indietro non si torna. Il tunnel è crollato, proprio quando scavavamo di lato. Quando dalla collina ci si incitava a preparare le armi del sapere e della ricerca, quelle della conoscenza e dell’umanità, quelle dell’assistenza e della volontà di crescere.
Ad un certo punto la nebbia si diraderà, qualcuno di noi si stancherà di scavare (tanto sempre trincea nel fango rimane), qualcun altro vorrà tornare indietro e deporre le “armi“ della scienza, altri si copriranno di melma tanto ormai solo la testa gli si vede…..
E in molti scopriranno la città il cui nome è inciso sul cartello di legno logoro ai margini del sentiero…
E sulla collina un capitano si rivolgerà al Generale e dirà:“ Mio Generale, siamo a Waterloo…“!!!!!!
La guerra è sempre deplorevole!!!!!!!!!!!!!!!
Ufficio Stampa APSILEF Inf. Legale Forense Giovanni Trianni