Se facessimo questa domanda agli infermieri italiani la risposta potrebbe non stupirci più di tanto.
A distanza di 20 anni dalla legge 42/99 (26 Febbraio) la professione infermieristica può considerarsi davvero una “professione sanitaria” e non più “ausiliaria”?
Potremmo affidarci al “televoto” come una classica finale di “Sanremo”……ma il responso potrebbe essere scontato.
Sicuramente in 20 anni le cose sono cambiate ma lo slancio di entusiasmo di quegli anni si è affievolito, lasciando spazio alla disillusione e alla amarezza.
E non si tratta solo di un discorso di “soldi” ma bensì di riscatto della professione che era tanto atteso ma che è stato barattato ed asservito alle aziende sanitarie e ad una dirigenza infermieristica “debole” e “culturalmente” impreparata.
Si è passati da una “sudditanza” al medico a quella per l’azienda, pronti a demansionarsi per picccole agevolazioni (sulla turnistica) o ricompense economiche (attività formativa aziendale), svendendo di fatto l’autonomia professionale di una intera categoria.
La domanda da porsi è se siamo riusciti a scrollarci il peso di quella ausiliarita’ o se abbiamo solo cambiato “padrone”.
Siamo riusciti a creare nuove generazioni di infermieri con le “idee chiare” o abbiamo creato una generazione di “automi” ormai assuefatti al “demanzionamento” imperante, anzi in molti casi ricercato e difeso.
La risposta sembrerebbe quella di smettere di lottare ed arrendersi, ma non possiamo non reagire scuotendo le coscienze con i nostri articoli.
Francesco Paolucci, Ufficio Stampa APSILEF.