Si sa, siamo sempre tormentati da corsi e ricorsi storici, ma….ultimamente si stanno aggiungendo anche condoni e sanatorie….non riusciamo proprio ad evitare di incappare sempre negli stessi errori.
Poi ci chiediamo del perché non siamo credibili…
Sembrerebbe normale che per esercitare una professione sanitaria sia necessario possedere un titolo abilitante (ottenuto mediante specifico percorso universitario), riconosciuto (quindi autorizzato dalla normativa vigente in un dato paese), ed invece no…..le scorciatoie sono sempre dietro l’angolo.
La serietà di una professione passa inesorabilmente dalla serietà dei propri iscritti che oltre ad associarsi (al fine di tutelare interessi comuni) sono garanti della professione stessa (in termini di rispettabilità e decoro).
Ora, siamo abituati (e questo mi rattrista) a modalità tutte italiane di porre “una pezza” per sanare delle anomalie (volute o ereditate) ….pensando che sia il male minore in quel momento; per poi rendersi conto che si sta minando alla base la credibilità di una intera categoria.
Parliamo di formazione post-base abilitante con esclusività di esercizio e poi siamo letteralmente invasi da “praticoni” e “ciarlatani” che di professionale ormai non hanno nemmeno più la scritta sulla divisa.
Le normative vanno fatte rispettare e non aggirate, abbiamo pagato a caro prezzo la sindrome del “figlio di un Dio minore” e non abbiamo ancora imparato la lezione.
La grande scommessa che aspetta la professione in un futuro prossimo è quella di garantire all’utenza (sempre più esigente) un adeguato livello qualitativo/esclusivista poiché la dura legge del mercato porterà a richiedere operatori sempre più a “buon mercato”.
Non è solo un discorso di “numeri” (inteso in termini di persone coinvolte) ma di principio è credibilità, ormai quest’ultimi divenuti sempre più “merce rara” in questa società.
Francesco Paolucci, Ufficio Stampa APSILEF