Se qualcuno dovesse chiedersi le motivazioni per cui la professione infermieristica, a distanza di circa 30 anni dalle riforme normative che hanno rivoluzionato la professione sia per ciò che riguarda la preparazione universitaria che per quanto concerne le responsabilità ai vari livelli, non ha ad oggi ottenuto il giusto riconoscimento professionale e sociale in Italia, le risposte le trova sinteticamente nei vari post, denigranti, sessisti e mortificanti anche per la stessa categoria infermieristica, sotto gli articoli on line o sui vari social network, rivolti alla collega dott.ssa Alessia Bonari.
La dott.ssa in infermieristica A. Bonari, è in questi giorni oggetto dei più disparati epiteti perché ospite su quello che in molti ritengono sia il più grande palcoscenico della musica italiana “Festival di Sanremo”, in quanto rappresentante di una tra le categorie di professionisti sanitari che è impegnata, da circa tredici mesi senza sosta, rischiando la propria salute psicofisica/vita in contesti lavorativi che non sempre rispettano le normative vigenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, a curare e ad assistere, in ambito intraospedaliero ed extra-ospedaliero, le tante persone, in condizioni critiche o severe, affette da SARS-COV-2.
Tali critiche e offese sono a dir poco deplorevoli ma quello che mortifica e avvilisce ancor più, sono i commenti che sembra siano stati scritti dagli stessi colleghi mossi forse da un pizzico di invidia o, si spera, da ingenua ignoranza, come il post, scritto da Araba Fenice, riportato nell’articolo, redatto da Luisa Mosello e pubblicato ieri da LA STAMPA «Por** vacca io sono qua a fare la notte in carenza di personale e questa sta lì sul palco! Dove ca**** sta la caposala che le firma il permesso?» scrive Araba Fenice che probabilmente è una collega della Bonari ma invece di essere dalla sua parte l’accusa di cercare visibilità.», e tanti altri che si possono facilmente trovare in rete.
Premesso ciò e anatematizzando moralmente tali inappropriati e discutibili comportamenti, ci si chiede se sia nelle intenzioni degli OO.PP.II. e della F.N.O.P.I., inviare in primo luogo una comunicazione ai vari colleghi diffidandoli dal tenere comportamenti nelle comunicazioni attraverso mezzi informatici indecorosi, scorretti e irrispettosi nei confronti dei propri colleghi e quindi della propria categoria, ex artt. 28 e 29 del Codice Deontologico delle professioni infermieristiche, e in seguito aprire, sempre in considerazione dei precitati articoli del C.D., un’indagine al fine di verificare se tra coloro che hanno postato sui vari social frasi o termini che offendono e denigrano la dignità personale e professionale della dott.ssa A. Bonari e di riflesso la professione infermieristica vi siano dei colleghi, applicando, nel caso, le previste sanzioni disciplinari.
Restando in attesa di un’auspicabile e tempestivo intervento degli Enti di diritto pubblico sussidiari dello Stato di interesse, si confida in una maggiore coesione quantomeno tra professionisti del settore invitando tutti a riflettere su quanto tali comportamenti possano ledere l’immagine della professione infermieristica e vanificare gli sforzi sino ad ora compiuti.
Dott. Savino Dilillo, membro Ufficio Stampa e Comunicazione APSILEF.