La cabina era quella sbagliata: alcuni personaggi, i soliti, pensavano si trattasse di “cabina al mare”, pertanto ci erano entrati solo per il cambio di costume, raccontarsi barzellette e poltrire.
E così tra un cambio e l’altro, tra una partita a ramino ed una a “ruba mazzo”, l’ambiente confortevole non li aveva più fatti uscire nè produrre risultati contro il demansionamento, ma solo ragnatele e polvere.
Non sembra strano parlare di cabine in questo periodo. Il sole e il mare ci vanno a braccetto, e l’invito alla tintarella è irresistibilmente dietro l’angolo. La cabina serve per un rinfranco dall’afa cocente, una protezione alle nostre cose e vettovaglie marine, serve come decoro e privacy alla pudicizia del cambio costume. Essa è ricercata, ambita, ma purtroppo cara e rimane una bolla di miraggio estivo, quando grondanti di sudore ci accontentiamo di rimanere nelle spese (giustamente) o ci rincuoriamo (a malincuore) che la spiaggia ne sia sprovvista dato l’esiguo budget.
Tante virtù, innumerevoli usi e necessità si oggettivizzano in uno spazio ristretto e per pochi giorni all’anno, tra code e spintoni di turisti fruitori impassibili sotto i 50 gradi all’ombra come noi.
Ma quando il tempo è più dilatato e si traduce quasi per tutta la vita, in un contesto vitale come il lavoro, beh, la cabina assume un valore diverso, necessitante di soddisfazioni, foriero di novità, paladino delle ingiustizie, risolutivo quasi a livello mistico.
Quando il lavoro è la nostra vita, ogni intoppo e difficoltà, la vita te la stravolge, in una intensità di connessione imprescindibile.
Perciò in questo scenario è più giusto e sentito parlare perlopiù di “cabina di regia”. Già perché la sola parola “regia” unita alla “cabina” ci aiuta a capire che prima o poi una risposta, una svolta ci potrà essere, visto che canonicamente in una cabina di regia c’è qualcuno che lavora intensamente per noi, gestisce le difficoltà, appiana le questioni grazie ale sinergie degli “abitanti misteriosi cabinomani” che sudano e sudano ma prima o poi una soluzione te la trovano senza dubbio.
Così in un lontano 1° settembre dello scorso anno avvenne una prima vera e propria presa di posizione sul demansionamento da parte di FNOPI. Si disse “ora basta”, non si può continuare così. E la cosa che subito dopo non preoccupò (fino ad oggi) è che si iniziò la costruzione di una cabina di regia che si occupasse di “…analisi e proposte su più livelli…” Analisi e controanalisi, cabine e controcabine, gruppi di qua e là, sofismi, giri di parole, e giri…di letto e spazzamenti che gli infermieri in attesa ancora continuavano a fare.
Qualcosa è successo, ma non per merito dei misteriosi abitanti…della cabina. Ma grazie ad AADI sempre in primo piano per difendere a spada tratta tutti gli infermieri vittime dei soprusi perpetrati ormai perfino da una federazione che dovrebbe difenderli e indirizzarli sulla giusta via della professionalità e dell’autonomia.
Con la sentenza n°6954 sez. Lavoro Tribunale di Roma di questo mese destinata a fare storia nell’infermieristica italiana, si smantella un velo oscuro e pietoso che la stessa FNOPI non ha avuto mai il coraggio di affrontare, tentando di sperperare a suon di gettoni imbucati nella fessura jukebox della famosa cabina (Euro 150,00 cadauno a presenza in cabina). Purtroppo nessuna musica partiva, al contrario dal di dentro i soliti schiamazzi e sollazzi prolungavano la villeggiatura dei “beatificati”, e l’agonia di noi poveri infermieri costretti ad essere sfruttati da Dirigenza infermieristca e Aziende, su di una strada piena di buche imboccata dalla federazione ad arte, anche indirizzando e fuorviando protocolli dei DDL e Magistrale, nei quali ancora non si ha una significativa dicotomia da mansioni estranee al profilo (vedi domande ai test).
Ora chi avrà il coraggio di bussare alla porta della cabina e dire agli “eletti” che la storia è cambiata, e il cambio di costume è finito?
Fuori si è formata una fila di circa 450.000 infermieri, che richiede indietro i soldi dei gettoni!
Bussiamo piano, potrebbe essere l’ora della siesta!!!
InfermiereLegale Forense
Ufficio Stampa APSILEF
Giovanni Trianni