Ci risiamo, il solito “tappabuchismo” figlio del demansionamento, recluta ancora l’infermiere per essere considerato come un distributore automatico di ruoli indefiniti e aberranti per la professione.
Una corsa ad ostacoli per la professionalità infermieristica è sempre in atto. Una gara il cui fisico deve essere sempre pronto e predisposto a vestire i diversi ruoli che si parano davanti al professionista, sembra spuntare dal nulla ogni qualvolta che qualcuno si desta storto al mattino.
La frase per cui c’è un tempo per tutto è vera, fino ad un certo punto. La stessa indica la fine e l’inizio di percorsi, di ruoli e sfide per altre mete sconfinate e promettenti forse.
Purtroppo così non è per l’infermiere che nel corso di un 30 ennio quasi, ha visto l’oscillazione del suo “volto” o meglio dire del suo profilo, che nel momento in cui l’apice era vicino è stato spintonato all’indietro e fatto ruzzolare giù dalla scarpata.
Si perchè rimane comunque una questione ancora campata in aria per molti, visto che da più parti tentano e ritentano di cambiare i connotati all’infermiere.
Conosciamo benissimo i vari passaggi altalenanti della voglia di mutare di una figura sanitaria che si impone oggi nel panorama.
In molti temono l’infermiere ed il suo valore professionale, e la paura che genera mostri ben presto prende il sopravvento, facendo nascere nuove opportunità, senza lasciarlo mai “inoccupato”.
Infatti di dimostrazioni orribili e colorite ce n’è per tutti i gusti. Diciamo che il “tappabuchismo” figlio del demansionamento, è un’arte di gestione delle risorse infermieristiche da tantissimo tempo ancora applicato in Italia.
Le parti assegnate agli “attori” infermieri sono state infinite con diverse regie: lavandaio, spolveratore incallito, geometra angolatore dei letti, telefonista CUP, distributore automatico di colazioni, tassista, amministrativo fotocopiante, e tanti altri che di sicuro usciranno a breve tra le cronache.
Infatti pensate ad un iceberg, immerso nel mare del SSN, e la cosa viene da sè! Questi ruoli sono la punta.
Alcune strutture sanitarie pubbliche e private, alcuni datori di lavoro in primis si sono sempre destreggiati al fine di contenere costi ed oneri gravosi e sappiamo bene i doppi e triplici ruoli sostenuti dai professionisti per non dover incappare in sanzioni o essere rispediti a casa con tanto di saluti. Oramai le sentenze del sempre tirato a lustro filone giudiziario che si sta aprendo in merito, tengono banco e sono sulla bocca di tutti.
Poco importa agli impavidi sobillatori, l’essenziale resta e sarà così in eterno: trovare una soluzione immediata con una “manodopera” che è sotto gli occhi di tutti ogni giorno, vista la numerosa presenza nell’alveo sanitario.
Ma qual è il ruolo più spaventoso?
Mi sono chiesto ed ho riflettuto su quale rappresenti una minaccia o sia quello più dissacrante per la professione. La risposta credo sia azzeccata nel ruolo subdolo, in quello mascherato da un velo di liceità, cioè quello che appare ma non è, quello che accentra a sè tutti gli inganni e sembra plausibile ma in un attimo ti farebbe precipitare in un angolo buio e così isolato, che non arriverebbero a nessuno le tue grida di aiuto.
Oppure tutto al contrario: può darsi che proprio il ruolo nascosto da un paravento lo renda accettabile dal povero lavoratore, che non lo percepisce come tale, non arrivando neanche a pronunciare le fatidiche grida “Aiuto! Mi stanno demansionando!”
Potrebbe essere proprio un ruolo che assume le vesti di “agnellino”, ma divora dall’interno il profilo professionale dell’infemiere con zanne acuminate.
L’ebrezza del volante
“Che male c’è a guidare un mezzo di soccorso aziendale? Un’auto medica? Che ci vuole? Dove risiede il problema? Non ha mai fatto male, è così da sempre: Poi il volante appassiona, e l’emozione della sirena poi….”
Questo forse molti infermieri pensano, dopo che una costrizione confusa ed un lasciapassare “minestronico” tende sempre ed imperterrito a macchiare e a logorare il solo ed unico Profilo Professionale dell’infermiere in quanto tale. Chi costringe l’infermiere a guidare un’auto sul posto di lavoro si nasconde dietro sotterfugi tanto da incentivare la pratica lavorativa. Si alza al mattino e pensa bene di organizzare dei corsi di guida sicura e perfino di elargire a piene mani incentivi economici sporchi del sangue dei Codici Deontologici pregressi, e di tutto l’iter normativo che regola la figura del professionista infermiere.
Le calpestate normative non indicano l’infermiere essere il professionista delle quattro ruote!
Negli ordinamenti didatici non si sono mai svolte ore di automobilistica; negli avvisi di concorso (ufficialmente) non viene mai chiesto se si ha la patente; nessuna domanda agli scritti verteva su cambi gomma, supporti motore o marmitte catalitiche.
Ma avete mai visto un medico al volante? Sarà che l’infermiere è più bravo a guidare e ce l’ha nel sangue? O che il medico ha capito che non deve fare ciò che non gli compete? E allora cosa cambia tra l’uno e l’altro, manie di protagonismo? Passioni fanciullesche?
Dove è scritto che l’infermiere debba guidare, in particolare l’automedica? Dove che è esentato dalle multe? Dove che debba seguire i corsi di guida sicura? Dove che lo deve fare solo perchè è deciso dalle Direzioni delle Professioni Sanitarie (infermieristiche) che dovrebbe anzi tutelarne il profilo nell’Ente?
Già perchè sta succedendo anche questo. Si sta prevaricando tutti sulla figura professionale infermieristica, si sta gettando alle ortiche tutto quanto fatto e valorizzato fin qui.
Molti risentimenti da più parti d’Italia, sembrano essere stati accolti solo in parte da qualche OPI che si sta battendo da sempre contro una delle tante pratiche usa-e-getta circa la professionalità attaccata.
Il caso dell’operatrice del 118
L’ultimo caso che ci fa riflettere, sperando in un cambio di passo..e non di corsia, è quello della collega del 118 di Massa-Carrara coinvolta in un incidente mentre era alla guida del mezzo di soccorso a settembre dello scorso anno, durante codice rosso.
Sirene e lampeggiante non scoraggiarono il comune flusso ad un incrocio che è stato fatale per l’accaduto: scontro con un’auto e scooter.
Purtroppo la gravità dell’urgenza non è potuta rappresentarsi come esimente sulla responsabilità.
Il Tribunale di Massa l’ha condannata a 2 anni di reclusione, con sospensione della patente e € 6.000 di multa.
Aspetti negativi
Molti aspetti aggravanti aleggiano come avvoltoi sul capo dell’infermiere, lo scarnificano pian piano.
L’infermiere-autista non è un profilo previsto e minimamente esistente. Su tale mansione aliena grava il problema della copertura assicurativa, non prevista per legge. Una volta subito un infortunio sul lavoro, la constatazione accertata sarebbe tutt’altro che… amichevole. Anche per la RCA aziendale stipulata per l’auto di servizio ci sarebbero problemi in quanto la tutela è solo per i danni materiali e non per quelli patrimoniali subiti da terzi e non dal conducente/danneggiante.
Con la Legge del 2016 viene introdotto il reato di omicidio stradale, con pene più severe, arrivando all’arresto per flagranza di reato e ritiro “a vita” della patente (ergastolo della patente).
L’infermiere ha un’unica patente di guida personale e non una seconda patente, che per alcune mansioni è definita “di servizio”, come accade per le Forze dell’Ordine. Essa è stata acquisita dopo corsi di formazione specifici per il profilo, cioè capace di predisporre una preparazione per affrontare scenari possibili e guida veloce in emergenza/pericolo. Se succedesse il coinvolgimento in un sinistro stradale sul lavoro in condizioni particolarmente gravi per colpa, sarebbe sospesa o revocata la patente di servizio e non quella, ed unica personale.Cosa che invece capiterebbe al povero infermiere.
Quando finirà la scorta del distributore-infermiere?
L’infermiere ancora per alcuni è un passepartout indefinito, un factotum usa e getta, un distributore automatico di mansioni generate da menti indefinite e contorte, guidate da un’apparente profitto burocratizzante. Ciò in barba a ideali di professione, di sicurezza e di legalità.
La conoscenza del ruolo, del profilo e della vera ed unica essenza professionale necessità con urgenza, ora come non mai un movimento di contrasto a questo dilagare offensivo e lesivo per il professionista infermiere.
Per tutto questo, chiediamo pubblicamente una presa di posizione e di tutela da parte della Federazione FNOPI e degli OPI tutti ai quali segnalare incongruenze di pseudo-ruoli che stanno diventando ammorbanti di un SSN, incastrati in ingranaggi ed in miraggi di risparmi di risorse.
Ufficio Stampa APSILEF
Infermiere Legale Forense
Giovanni Trianni – Presidente Mara Pavan