Il D.M. n°82 del 14 maggio 2020 “Modifica requisiti di docenza lauree per Infermieri” abbatte la costruzione di un’autonomia professionale raggiunta.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca, prof. Gaetano Manfredi vorrebbe far riposare gli infermieri stremati dall’emergenza Coronavirus?
Il lock-down è finito ed una ventata di freschezza sembra voler colpire tutti. A forza di stare chiusi e fermi la mente di qualcuno ha giocato brutti scherzi, producendo sul fondo un deposito di scorie che è esploso alle prime avvisaglie di libertà, con schegge impazzite dirette alle fondamenta dell’essenza infermieristica.
Tutto il profuso elargito a destra e a manca sulle qualità dell’infermiere era di già falso ed ipocrita allora come dimostrato poi. Più che altro con simpatia e quasi amorevole spirito si espandeva questo ben volere e beneplacito verso la nostra figura, con un susseguirsi di giochi: da quello del bastone e carota (promettendo mari e monti…a chi sarebbe sopravvissuto), alla santificazione “angelica“, all’eroe del momento, per capire da subito che di solo gioco al massacro si parlava, gettati in una bolgia infernale e rigirati ogni tanto fino a cottura ultimata.
Il 15 febbraio di quest’anno il ministro della Salute Roberto Speranza era intervenuto al Consiglio Nazionale della Federazione degli infermieri (FNOPI) esprimendo: “Sottoscrivo la vostra mozione: il SSN ha bisogno di un’inversione di tendenza per assistere i cittadini sul territorio….Sottoscrivo la mozione degli ordini delle professioni infermieristiche, nel senso che vi ho trovato tutti gli aspetti che servono davvero a caratterizzare un Servizio sanitario nazionale (SSN) efficiente, universale e di qualità quale è il nostro”.
Poi forse sibillino si pronunciò ancora: “La nostra prima sfida è fermare la stagione dei tagli…”
Ci viene da pensare, a dispiacere, che nelle numerose task force di questo nostro Paese che pare conti circa 450 esperti (durante l’emergenza Covid-19), sia stata istituita una commisione che abbia deciso per gli Infermieri (ma senza i padroni di casa), forse orami tanto stanchi di presiedere quei posti di docenza nei propri ambiti accademici costati tanto sudore e stridore di denti, usando semplicemente una parola ricca di significato come quel “in deroga” che tanto ci sembra equivalente ad “in barba” o “alla faccia di..”.
Cosa poi ragguardevole, come il pasaggio dalla padella ai tizzoni roventi, è stato affidare i nostri posti espropriatici, ai medici, facendo balenare un flashback atavico e orripilante nel quale si intravede nuovamente uno spiraglio di soccombenza della figura infermieristica a quella di qualcuno estraneo al campo specialistico.
Si attende forse il passaggio dei docenti infermieri “liberi” ad altri corsi, in idraulica?
Ci si auspica pertanto che il confronto con la Federazione degli infermieri sia proficuo d’intenti e risolutivo, onde scongiurare una discesa in età preistorica del SSN italiano, in deroga…… al buon senso.
Infermiere Legale Forense Ufficio Stampa APSILEF
Giovanni Trianni