Ora quanto affermato è sotto gli occhi di tutti, ormai è una certezza (oserei dire verità scientifica), ma quale proposta mettere sul tavolo.
Sicuramente vi è una certa stanchezza a “slogan” o “affermazioni condivisibili” strappa applausi (che nessuno in teoria osa contraddire) ma che nella realtà si tenta in tutti i modi di ostacolare.
La carenza di organico (così bene quantificata) non trova rimedio, eppure in questi anni sono state formate “generazioni” di infermieri (attualmente senza lavoro o emigrate in altri paesi).
I conti non tornano, ma proviamo a ricapitolare: vi è un fabbisogno di almeno 50-53 mila unità, ma non si assume, eppure i professionisti sono lì ad aspettare (partite IVA- pseudoautonomi-cooperative sottopagate); mi viene da pensare che solo nel nostro settore vi sia un inversione nel rapporto domanda-offerta.
Siamo così sicuri che non vi sia una mera politica al risparmio (di cui ovviamente la professione infermieristica è la prima a farne le spese, anche perché più propensa all’ideale di servizio e alla abnegazione).
Eppure i dirigenti non mancano, gli amministrativi sono così tanti che non c’è posto nemmeno per fargli fare più le fotocopie…..eppure non vi è ai loro occhi una spiegazione razionale.
L’autonomia come la libertà va conquistata con il sudore e difesa a spada tratta, non è di certo una concessione “aziendale”.
Siamo il fulcro della sanità ci viene ricordato ed enfatizzato da tutti….ma come ogni “fulcro” che si rispetti, soggetto a “forze” esterne ed “usura”.
Un “ingranaggio” che verrà sostituito con parti più “economiche” sino a quando non verrà sostituito nuovamente.
Francesco Paolucci, Ufficio Stampa APSILEF.