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L’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 3 ottobre 2024 ha istituito il profilo professionale di Assistente Infermiere, determinando sgomento, preoccupazioni, circa la possibilità di garantire un’equa assistenza sanitaria su tutto il territorio italiano in osservanza dei principi costituzionali , rabbia e frustrazione professionale in gran parte dei Professionisti Infermieri, già provati e mortificati da una politica che sino a pochi mesi fa millantava, attraverso un “effetto annuncio”, che la professionalità e l’impegno dei professionisti infermieri, “eroi” del periodo pandemico, non sarebbero stati dimenticati, ed esacerbata da una prospettiva contrattuale che tra le varie negatività, prevede ancora una volta un irrisorio aumento salariale, che poco si discosta dal salario previsto per la neonata figura di Assistente Infermiere, per il quale esercizio è prevista una formazione di 500 ore, parte delle quali potranno essere espletate in FAD (formazione a distanza), e dall’aumento remunerativo previsto per gli Operatori Socio Sanitari (O.S.S.).
Della genesi della nuova ed ibrida figura sanitaria di Assistente Infermiere si è parlato il giorno 7 febbraio u.s. in un Convegno intitolato “Assistenti Infermieri?”, promosso dalla consigliera regionale della Lombardia, dott.ssa Carmela Rozza, tenutosi a Palazzo Pirelli a Milano. Convegno il cui obiettivo è stato quello di fare il punto sulla nuova figura sanitaria di Assistente Infermiere, recentemente istituita dal Ministero della Salute, molto discussa tra gran parte dei professionisti sanitari.
Al Convegno sono intervenuti alcuni rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche ed esponenti degli organi politici, stimati Professionisti Infermieri del contesto universitario, rappresentanti di alcune delle Organizzazioni Sindacali, il presidente della Consociazione Nazionale Associazioni Infermieri (CNAI), Infermieri che esercitano “in prima linea” la Professione Infermieristica presso strutture sanitarie pubbliche e private ed un tecnico sanitario di radiologia medica. Come da programma, sono stati invitati a partecipare anche la Presidente della FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) e gli Ordini provinciali, ma, nonostante l’invito, nessuno di questi enti ha preso parte all’evento, né è stata inviata alcuna rappresentanza della Professione Infermieristica.
Durante l’evento sono emerse diverse criticità riguardo alla decisione di istituire la nuova e ibrida figura dell’Assistente Infermiere, che, pur presentando alcune caratteristiche simili alle Professioni Sanitarie, non rientrerebbe formalmente tra di esse. Per meglio comprendere l’argomento, di seguito vengono riportate alcune delle principali problematiche sollevate:
- La drammatica carenza di professionisti infermieri, circa 2.000, e che a livello nazionale nel prossimo decennio andranno in quiescenza circa 110.000 Infermieri;
- L’ambiguità legata alla denominazione di “Assistente Infermiere” può creare confusione, soprattutto nella comunità, tra cui i cittadini, gli utenti e i pazienti. Questi ultimi potrebbero erroneamente credere che le prestazioni sanitarie che riceveranno siano erogate da un Professionista Infermiere, con la conseguente aspettativa di un’adeguata qualità dei servizi. Tale ambiguità rischia anche di sovrapporsi al ruolo di “Assistente Sanitario“, creando ulteriore confusione nel distinguere le competenze e le responsabilità di ciascuna figura. Questo fenomeno potrebbe compromettere la qualità percepita delle prestazioni, con effetti negativi non solo sulla sicurezza e sull’efficacia delle cure, ma anche sull’intero sistema sanitario e, di riflesso, sul consenso pubblico e politico verso le istituzioni sanitarie.
- La minaccia alla sicurezza dei pazienti derivante dall’affidare, anche se parzialmente, alcune funzioni infermieristiche, come l’esecuzione di elettrocardiogrammi, la gestione e medicazione delle stomie e la somministrazione delle terapie (eccetto quelle endovenose), a una figura “sanitaria” con una formazione di 500 ore, di cui 200 ore teoriche (parte delle quali in modalità FAD) e 300 ore di tirocinio (280 ore) ed esercitazioni pratiche (20 ore), mette a rischio la sicurezza delle cure per i cittadini, sia nel sistema sanitario pubblico che privato;
- La formazione inadeguata, in quanto si ritiene che, se la formazione non sarà affidata alle Università, con un numero di ore adeguate alle funzioni a cui sarà destinata, potrebbe seriamente compromettere la qualità delle cure;
- La persistente e problematica carenza di Infermieri nelle Case di Riposo e R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistenziali), ritenute, da qualche esponente politico, a basso livello di complessità, ma che, com’è stato puntualmente ed esaustivamente fatto notare durante il Convegno, non sono assolutamente da ritenere tali, per la presenza, in molti casi, di pazienti con comorbidità;
- La negazione ai cittadini del principio di equità delle cure, in quanto tale assurdo compromesso ha il fine di salvaguardare l’economicità del sistema sanitario a discapito appunto dell’equità.
Si coglie, a tal punto, l’occasione di rammentare, agli organi politici e ai manager apicali delle pubbliche amministrazioni, che l’economicità deve essere perseguita ma non a discapito del principio di equità.
A completamento degli argomenti già trattati in modo esaustivo al Convegno, occorre evidenziare che, nell’istituire la neonata ed ibrida figura dell’Assistente Infermiere, le istituzioni pubbliche cosi come la FNOPI, NON hanno adeguatamente tenuto conto delle responsabilità giuridiche, amministrative-disciplinari ed ordinistiche-disciplinari, dei Professionisti Infermieri, in quanto unici responsabili dell’assistenza infermieristica, come si può facilmente evincere dalle normative vigenti in materia, e per tal motivo considerati, ex lege, portatori di una posizione di garanzia nei confronti del cittadino-utente-paziente, nell’attribuire (NON DELEGARE!) compiti e attività all’Assistente Infermiere.
Come giustamente sottolineato da alcuni relatori al Convegno e da APSILEF, è sorprendente che, fino ad oggi, coloro che hanno promosso con forza la creazione della figura dell’Assistente Infermiere non abbiano affrontato, forse volutamente o per mancanza di adeguato supporto tecnico-scientifico-giuridico, anche la questione della copertura legislativa legata alle responsabilità professionali. Una questione che, invece, è ben trattata in numerose normative, codici di rito, contratti, e, in particolare, dalla Legge n. 24/2017 (cd. Gelli-Bianco), che disciplina la responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.
APSILEF ha più volte evidenziato, anche alla Conferenza Stato-Regioni e al Ministero della Salute, la criticità del profilo giuridico della figura dell’Assistente Infermiere, che, pur condividendo alcune caratteristiche delle Professioni Sanitarie, non ne fa formalmente parte. Le competenze di questa figura sollevano un’importante e delicata problematica riguardo alla responsabilità professionale e alla copertura dei rischi derivanti dalle loro attività, rischi che non possono e non devono essere attribuiti agli Infermieri che ne sarebbero i “supervisori”.
Le Professioni Sanitarie sono soggette a doveri e vincoli specifici per poter esercitare la propria attività, sia nel settore pubblico che in quello privato: obbligo di assicurazione professionale, obbligo formativo con ECM (Educazione Continua in Medicina), obbligo di iscrizione a un ordine o albo (art. 2229 c.c. – professioni intellettuali), e obbligo di possedere una PEC. È difficile comprendere come sia possibile attribuire oggi attività che sono completamente in capo agli Infermieri, come la gestione e somministrazione della terapia, l’esecuzione di ECG, la medicazione delle stomie, ecc, agli Assistenti Infermieri, senza che questi siano soggetti agli stessi obblighi. Inoltre, sembra che la responsabilità di tali attività ricada sull’Infermiere, in quanto supervisore di questa figura, sollevando gravi dubbi sulla corretta gestione delle responsabilità professionali e sull’efficacia della tutela della sicurezza dei pazienti.
È inoltre importante considerare che, se la creazione di questa figura è stata pensata principalmente per l’inserimento nelle Case di Riposo e RSA, attualmente in molte di queste strutture, per contenere i costi (per risparmiare!), l’Infermiere non è presente durante il turno di notte, mentre è prevalentemente presente la figura dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS).
In questo contesto, sorge spontanea la domanda: di chi dovrebbe essere “supervisore” l’Infermiere se non è presente in struttura, soprattutto per la gestione della terapia? Inoltre, non si può rispondere con la retorica che la somministrazione della terapia venga già svolta dal personale di supporto, in quanto tale prassi costituirebbe un illecito penale, ovvero l’esercizio abusivo della professione (art. 348 c.p.) in questo caso infermieristica, con gravi implicazioni legali e professionali sia per i direttori della Struttura che gli Operatori.
In conclusione, è fondamentale che vengano chiariti e risolti i profili giuridici e professionali legati alla figura dell’Assistente Infermiere, affinché non si mettano a rischio la sicurezza dei pazienti né l’integrità del sistema sanitario. La mancanza di una copertura legislativa adeguata, insieme all’assenza di obblighi fondamentali come quelli previsti per le professioni sanitarie, solleva gravi preoccupazioni sulla responsabilità professionale e sulla gestione delle cure.
È quindi necessario un approfondimento serio e un confronto tra le istituzioni competenti, per evitare che si creino disuguaglianze nel trattamento delle professioni sanitarie e garantire la qualità e la sicurezza delle cure, tutelando al contempo la dignità e le competenze degli Infermieri. In questo contesto, APSILEF si riconosce come un interlocutore competente e legittimato a partecipare attivamente a questi confronti, al fine di contribuire alla definizione di soluzioni adeguate e alla tutela della professione infermieristica.
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Savino Dilillo
Infermiere Legale e Forense
Comitato Stampa APSILEF
Responsabile APSILEF Puglia
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Mara Pavan
Infermiera Legale e Forense
Presidente APSILEF