di Mara Pavan – Presidente APSILEF
Qualcuno chiede di non parlare…qualcun altro di non sentire e altri ancora di non vedere. Beh, la risposta è negativa. Anche a costo di sembrare “scomodi”, vogliamo narrare le troppe verità che ci son rimaste dentro.
Come esperti nella materia giuridico-sanitaria di APSILEF, riteniamo opportuno esprimere un nostro parere.
A seguito delle affermazioni fatte dal Presidente OPI Varese Dott. Aurelio Filippini (stimato professionista, collega e amico) e pubblicate in un interessante recente articolo, non possiamo che coglierle come spunto per approfondire la tematica attraverso ulteriori nostre considerazioni.
Quante parole, quanti articoli, quante attività virtuose, quanto scredito, quante “promesse”, quanto di tutto leggiamo quotidianamente sulla professione Infermieristica, per non parlare delle varie forme di violenza (sia esterna che interna alla professione), che subiamo. Ma spesso, soprattutto quando si parla di VALORIZZAZIONE, RICONOSCIMENTI (di qualsiasi tipo), CARRIERA, ecc., rimangono SOLO PAROLE.
Proprio così: nonostante si scriva molto e si cerchi di rappresentare ciò che sono oggi i Professionisti Infermieri, pare rimangano soltanto parole, proclami, promesse, proiezioni futuristiche e tanto altro, ma la realtà è che di concreto si vede poco o nulla, se non l’evidente abbandono e la scarsa attrattività per la professione. Certamente è un tema che riguarda gran parte delle Professioni Sanitarie, in particolare quello dell’attrattività, ma per quanto attiene gli Infermieri, per la tipologia di formazione e competenze nel panorama sanitario (oltreché numerico), si avverte maggiormente.
Varie chiavi di lettura si possono dare a questa crisi. Una di queste, potrebbe essere quella di capire: quale può essere lo snodo? Per quanto riguarda la Professione Infermieristica l’Italia pare essere un paese ancora “arretrato, corporativo, con lobby”, dove le “corporazioni” fanno le leggi, dove soprattutto il profilo dei medici è il più forte, quello più presente (ovviamene nulla contro di loro ma solo per comprenderne la forza nell’unione e rappresentanza nei giusti contesti/tavoli), mentre noi rischiamo (si spera di no) di restare di serie B. Non si vede una “grande reattività” nel nostro “mondo infermieristico”, dove purtroppo in alcune situazioni si è ancora fortemente sottomissibili e sottomessi; anche per questo non ci si crede più!
Sempre prendendo spunto dal suddetto articolo, possiamo affermare che la realtà che sta vivendo la professione Infermieristica ed i suoi Professionisti, (sì, perché siamo Professionisti eccellenti nel nostro lavoro) ci vede poco o nulla considerati in Italia, con contratti da miseria, zero riconoscimento della formazione approfondita con Master (voluti anche dalla Federazione con la collaborazione degli Atenei), zero riconoscimento degli Infermieri di “base o generalisti” che sono il MOTORE della Sanità (se qualcuno non lo avesse ancora capito!), zero progressione della carriera e tanto altro.
Addirittura, in alcune realtà, APSILEF si trova a dover intervenire come Consulente in materia giuridico-sanitaria (in collaborazione anche con sigle sindacali o altri professionisti), quando gli Infermieri vengono adibiti in attività demansionanti, de-qualificanti, svilenti, addirittura in turno come sostituzione del personale OSS (si ricorda che i turni li predispone un Coordinatore che è sempre inquadrato nel profilo infermieristico con l’avvallo del Dirigente Infermieristico, anche lui sempre dello stesso profilo e in alcuni casi, componenti anche degli Ordini), o al contrario, quando impiegati ad “insegnare agli OSS” attività oggi ancora previste solo per gli Infermieri (pertanto illegali per altre figure professionali, non previste nel loro profilo professionale e competenze), come ad esempio “strumentare” piccoli interventi, medicazioni complesse, somministrazione di terapie, ecc.
Sia ben inteso, che noi, come APSILEF, non siamo ancorati (come qualcuno potrebbe pensare o cercare di “strumentalizzare”) a mansioni/prestazioni “riservate” e prettamente di competenza infermieristica, dato che abbiamo un’ampia vision della professione, oltretutto anche al di fuori del territorio italiano. Conosciamo bene ed INSEGNIAMO in qualsiasi evento formativo o culturale a cui partecipiamo, l’evoluzione normativa e professionale che ha riguardato nel corso degli anni la professione infermieristica, ma da SPECIALISTI nella NOSTRA materia giuridico-sanitaria, ci soffermiamo soprattutto anche sulla responsabilità e su quanto previsto nei rispettivi profili professionali, codici deontologici (ove presenti), normative e quant’altro riguardi le nostre professioni. Forse, qualcuno non ricorda a dovere che, come Professionisti Sanitari, siamo RESPONSABILI (contrattualmente, giuridicamente e deontologicamente) delle figure sottoposte, pertanto, davanti agli organi giudicanti (sia giudiziari che disciplinari), ci finiamo anche Noi!
Ma non eravamo una Professione Intellettuale (art. 2229 c.c.)?
Essere “vicino al malato/paziente/utente/ospite/cittadino”, NON significa rimpiazzare figure DIVERSE come formazione e responsabilità dalla nostra o addirittura continuare a pensare che siamo dei “missionari”. Se ci si avvicina a questa bella professione, non è di certo per “missione o vocazione” (come qualcuno ancora continua a pensare) ma per le qualità ed attitudini che abbiamo verso il prossimo, oltreché per l’interesse (sì, certo, l’INTERESSE che oggi viene chiamato ATTRATTIVITA’) per la Professione.
Ma in “alternativa”, la politica in generale e anche quella professionale, provano a creare figure “alternative” agli Infermieri, vedasi il flop degli OSS con Formazione Complementare, cd “super OSS” (soldi e tempo spesi per niente!) oppure i nuovi “Assistenti Infermieri, un vero scempio e spregio per la nostra professione. Gli Infermieri investono molto tempo, soldi, fanno sacrifici per formarsi con specializzazioni post-base che non sono solo i corsi magistrali, oltreché con corsi ECM (si ricorda che da mesi sono anche obbligatori).
Per caso, ad oggi, nelle Aziende o Strutture ci sono posti o bandi per inserire TUTTI gli Infermieri in possesso della laurea magistrale? (anche questa acquisita con soldi e sacrifici). Non crediamo proprio e di certo non sarà così immediato questo cambiamento socio-politico-culturale che tanto auspichiamo, nonostante vi sia l’intenzione di istituire altre tipologie di corsi magistrali individuati per area.
Allora non rimane che assistere a ciò che sta accadendo, ma di certo non possiamo continuare a tacere.
Come affermato da molti colleghi e Soci, APSILEF è una realtà professionale che sta permettendo in qualche modo di “farci rialzare la testa, farci valorizzare per quanto studiato, dare una dignità ulteriore” (cit.) dato che in alcuni contesti, come quelli giudiziari, aziendali, sportelli vari, ecc., stanno iniziando a “vederci, ad inserirci come Professionisti specialisti nella materia, come consulenti”, ma è ancora una strada tortuosa e impegnativa, soprattutto dal punto di vista culturale, oltreché contrattuale.
Solo a titolo esemplificativo come specialisti nella materia, un’osservazione che APSILEF vuole porre all’attenzione dopo accurati approfondimenti e ricerche, è quella che riguarda la nuova riforma degli albi dei Consulenti Tecnici e Periti per i Tribunali. Già la necessità di rivedere i criteri a fondamento della formazione degli albi in parola, è emersa a seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 24/2017 che nell’articolo 15 individua la “nomina dei consulenti tecnici d’ufficio e dei periti nei giudizi di responsabilità sanitaria” e stabilisce che “in tutti i procedimenti, sia penali che civili, aventi ad oggetto responsabilità sanitaria, per il conferimento dell’incarico peritale o consulenziale, sia necessario procedere alla nomina di un collegio composto da un medico legale e da almeno uno specialista nella materia oggetto del giudizio”. Successivamente, è intervenuto il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) in stretta collaborazione con il Consiglio Nazionale Forense (CNF) e le singole Federazioni Nazionali delle Professioni Sanitarie per l’elaborazione di linee guida (a cui ha partecipato anche APSILEF) per rendere standard omogenei a livello nazionale. Tra il 2018 e 2019, sono scaturiti differenti protocolli nazionali e in numerose realtà anche locali adottati dai singoli Tribunali circondariali, per “l’armonizzazione dei criteri e delle procedure di formazione degli albi dei periti e dei consulenti tecnici ex art. 15, L. 8 marzo 2017, n.24”.
Nel corso di questi ultimi anni, sono intervenute altre normative (Leggi, Dlgs e D.M.) sino ad arrivare al più recente, il D.M. n. 109/2023 che ha definito “il regolamento concernente l’individuazione di ulteriori categorie dell’albo dei consulenti tecnici di ufficio e dei settori di specializzazione di ciascuna categoria, l’individuazione dei requisiti per l’iscrizione all’albo nonché la formazione, la tenuta e l’aggiornamento dell’elenco nazionale”. Tale “Regolamento” (così semplicemente definito), riguarda tutti i settori della responsabilità in ambito civile (non soltanto quella sanitaria) e comprende le varie categorie di attività e professioni organizzate in Ordini o Collegi, ecc.
Occorre evidenziare che ancora una volta qualcuno ha omesso di citare gli Infermieri, considerato che questa riforma ha poco agevolato questa figura professionale, in quanto i nuovi albi che sono stati acquisiti con apposito D.M. impongono ai Presidenti dei Tribunali di istituire al loro interno un albo riservato ad altre Professioni Sanitarie diventate (giustamente) ordinistiche, mentre si sono “scordati” di inserire ufficialmente gli Infermieri (addirittura ancora denominati I.P.) dove apparentemente valgono ancora gli accordi (che non sono leggi) tra gli Ordini Professionali ed i singoli Presidenti dei Tribunali (accordi con CNF, CSM), dove sembra che sia una sorta di “facoltà” (e non obbligo di legge), istituire l’albo per Infermieri.
Nonostante quanto sopra descritto, possiamo affermare che nei diversi anni di attività di APSILEF, sono decine gli albi, soprattutto SPECIFICI che sono stati istituiti (nel penale e nel civile) nei Tribunali del territorio italiano grazie alle istanze avanzate dagli Associati. In qualità di Presidente APSILEF, ritengo doveroso evidenziare che ogni qualvolta sono stata invitata dai Presidenti dei vari Tribunali (a cui successivamente hanno presenziato anche alcuni Soci per conto di APSILEF), a partecipare in qualità di componente della Commissione per l’istituzione di nuovi albi (anche specifici, in maggioranza per Infermieri Legali Forensi) e per l’inserimento dei Professionisti Sanitari che hanno avanzato l’istanza, ciò che viene chiesto come requisito, in primis dal Presidente dello stesso Tribunale è il tipo di formazione acquisita con il Master specialistico nell’area giuridico-sanitaria, le materie di studio, ore di formazione e competenze acquisite, proprio perché il Consulente del Giudice deve essere preparato nella materia, “parlare il più possibile lo stesso linguaggio”. Sino ad oggi, MAI è stato chiesto come requisito primario il titolo di laurea magistrale (come invece prevede un singolo protocollo d’intesa), considerato che non è previsto e non è propedeutico (soprattutto quello dell’area sanitaria) per le competenze in materia giuridica. Questo a dimostrazione che non basta avere un titolo di studio di “alto rango”, ma serve una preparazione e competenze specifiche per la materia che si intende esercitare. Tutto questo si chiama QUALITA’ (come per altri settori) che eroghiamo come Professionisti Specialisti nella materia.
Anche in altri contesti, come APSILEF possiamo affermare di essere riusciti ad inserire i Professionisti specializzati in materia giuridico-sanitaria in Aziende (con uffici dedicati), come consulenti, apertura di sportelli con ordini professionali e sigle sindacali, esercitare come consulenti tecnici (d’ufficio o di parte) e periti per la predisposizione di relazioni tecniche, consulenti nella gestione dei procedimenti disciplinari oltreché formatori nei vari eventi d’interesse per le Professioni dell’area sanitaria o culturali.
Di certo, assistere ad alcune conferenze della Professione Infermieristica in cui si ribadisce che “tanto i Master non sono riconosciuti dal Ministero della Salute e dalla Conferenza Stato Regioni” è molto svilente, ancor più poco attrattivo, incentivante e RISPETTOSO per tutti i Professionisti Infermieri che nel corso degli anni hanno speso soldi, tempo e sacrifici in una formazione universitaria post base diversa dall’unica ad oggi contrattualmente riconosciuta, ovvero quella del Coordinatore.
Piuttosto, ci si aspetta che i vertici della professione, ASCOLTINO il grido ormai esasperato dei propri Professionisti e collaborino concretamente per il riconoscimento di TUTTI, sia coloro che hanno fatto formazione post-base sia per coloro che, come “generalisti”, ogni giorno sono nella trincea dei reparti e del lavoro che con qualità, competenza e professionalità erogano come sanitari, come Infermieri a tutti coloro che ne necessitano.
APSILEF con i suoi Associati, proseguirà nell’adempiere i propri scopi ed obiettivi, proprio perché anche se difficile, ci crediamo nel bel mestiere che abbiamo scelto e auspichiamo che sia nell’interesse di molti altri.